Sumi-e – L’arte giapponese dell’inchiostro e del vuoto

Scopri il Sumi-e, l’antica arte giapponese dell’inchiostro e del vuoto. Un viaggio poetico tra respiro, presenza, arte terapia e paesaggi interiori in Atelier in Viaggio.

Giulia Boninsegni

11/27/20254 min leggere

Ci sono gesti che nascono dal silenzio.
Un pennello intinto nell’inchiostro, il respiro che si allunga, la carta che attende. Prima del segno c’è un vuoto, un tempo sospeso, un ascolto sottile. È lì che vive il Sumi-e, l’antica arte giapponese della pittura a inchiostro, in cui ogni tratto è essenziale, ogni spazio non dipinto è parte della storia, ogni gesto contiene un mondo.

Nel Sumi-e non si tratta di “disegnare bene”, ma di lasciar emergere l’essenza.
Un fiore non è un insieme di petali: è un respiro. Una montagna non è una forma: è una presenza. Un ramo di bambù non è un oggetto: è un movimento che sale, flessibile, verso la luce.

Questo articolo è un viaggio dentro e attraverso il Sumi-e:
ti accompagnerò alla scoperta delle sue radici storiche e culturali, del suo significato simbolico, del modo in cui lo utilizzo nel mio lavoro di arte terapia all’interno di Atelier in Viaggio, e di come può diventare per te una pratica di centratura, ascolto e trasformazione interiore.

Forse ti stai chiedendo:

“Cosa può rivelare di me un semplice segno di inchiostro?”
È proprio da quella domanda che iniziamo.

Cos’è il Sumi-e e da dove nasce

Il termine Sumi-e (墨絵) unisce due ideogrammi:

sumi = inchiostro nero

e = immagine, pittura

Letteralmente: “immagine d’inchiostro”.
Il Sumi-e nasce in Cina come pittura a inchiostro monocromatica e arriva in Giappone attraverso i monaci zen, che lo integrano come pratica spirituale, meditativa e contemplativa. Nel tempo, si sviluppa come forma d’arte autonoma, caratterizzata da pochi segni essenziali, grande attenzione al vuoto e alla qualità del gesto.

L’inchiostro è tradizionalmente ottenuto sfregando un bastoncino di pigmento (sumi) su una pietra inumidita, fino a creare una pasta fluida e scura. Questo gesto di preparazione è già parte della pratica: è lento, ritmico, quasi ipnotico.

Nella tradizione giapponese, il Sumi-e è strettamente collegato allo Zen:

il corpo si calma,

il respiro si fa profondo,

la mente si svuota,

la mano diventa veicolo di ciò che si muove dentro.

Non si “progetta” il dipinto come faremmo in un contesto accademico occidentale: si lascia emergere il segno, in una danza tra intenzione e abbandono.

Il significato simbolico del Sumi-e

Il Sumi-e non è una mera pittura in bianco e nero.
È un’arte che parla di contrasto e armonia, di pieni e vuoti, di presenza e assenza. Il bianco della carta non è uno sfondo da riempire, ma uno spazio vivo, una parte essenziale della composizione.

Nella nostra cultura, spesso cerchiamo di “riempire” tutto:

le agende,

le case,

le relazioni,

i silenzi.

Il Sumi-e, invece, ci invita a ritrovare il valore del vuoto: quello spazio interiore in cui possiamo finalmente ascoltare.

Ogni soggetto tradizionale ha un significato simbolico:

Bambù – flessibilità, resilienza, capacità di piegarsi senza spezzarsi.

Fiori di pruno – il coraggio fiorito nel freddo, la bellezza che nasce nella difficoltà.

Montagne – stabilità, radicamento, silenzio ancestrale.

Acqua – scorrere, lasciar andare, adattamento.

Ma al di là dei soggetti tradizionali, ciò che conta è che ogni tratto diventa specchio di un paesaggio interiore. La forza del segno, la sua leggerezza, l’incertezza o la decisione del gesto raccontano il nostro stato emotivo, la qualità del nostro ascolto.

È un linguaggio non verbale che dice:

“Così come tracci questo segno, così stai abitando questo momento.”

La mia esperienza personale con il Sumi-e

Ho incontrato il Sumi-e dopo essermi immersa a lungo nel mondo della materia ceramica, del restauro e delle tecniche artistiche.
Se la ceramica mi ha insegnato la relazione con il tempo, la pazienza della cottura, la trasformazione attraverso il fuoco, il Sumi-e mi ha portata in un territorio ancora più sottile: quello del respiro che diventa immagine.

La prima volta che ho preso in mano il pennello morbido, sentivo allo stesso tempo curiosità e timore.
Non c’era disegno preparatorio, non c’era gomma per cancellare, non c’era la possibilità di “controllare” davvero il risultato: il Sumi-e richiede un sì totale al momento presente.

Ho iniziato studiando le basi tecniche:

la pressione del pennello,

la quantità d’acqua,

le sfumature dell’inchiostro,

i quattro elementi classici (bambù, orchidea, pruno, crisantemo).

Poi, poco a poco, ho iniziato a sentire che sotto la tecnica c’era altro.
C’era una parte di me che, nel segno, trovava libertà.
Una parte che non doveva “dimostrare” nulla, che non cercava l’estetica perfetta ma una verità immediata.

Parallelamente al mio percorso come arte terapeuta, ho compreso che questo linguaggio visivo poteva diventare un ponte tra corpo, emozioni e immaginario.
Così ho iniziato a portare il Sumi-e nei percorsi di Atelier in Viaggio, adattandolo alle esigenze di chi cerca non solo un’esperienza artistica, ma uno spazio di incontro con sé.

Il Sumi-e come pratica di arte terapia

In arte terapia non lavoriamo per “fare un bel quadro”, ma per entrare in relazione con ciò che si muove dentro di noi mentre creiamo.
Il Sumi-e, in questo senso, è uno strumento potentissimo.

Perché?
Perché mette al centro:

la qualità del gesto (come tracci? sei contratto, fluido, interrotto?);

il rapporto con il vuoto (ti dà paura, ti mette a disagio, ti permette di respirare?);

il lasciar andare il controllo (cosa succede quando l’inchiostro si espande diversamente da come avevi previsto?).

In un percorso di Sumi-e in chiave arte-terapica, il foglio diventa una mappa delle nostre dinamiche interiori.
Può emergere:

la paura di sbagliare,

il bisogno di riempire ogni spazio,

la difficoltà a fermarsi,

la tendenza a giudicarsi.

Attraverso il lavoro con il pennello e l’inchiostro, possiamo osservare queste dinamiche senza giudizio, portando luce su di esse.
E, con il tempo, iniziare a modificare il gesto, a renderlo più morbido, più autentico, più accordato al nostro ritmo interiore.

Il Sumi-e, in arte terapia, aiuta a:

sviluppare presenza e mindfulness;

allenare la tolleranza all’imperfezione;

entrare in contatto con le emozioni attraverso il corpo;

sperimentare un modo diverso di esprimersi, oltre le parole.

Vuoi incontrare il tuo segno?

Se senti che il Sumi-e potrebbe essere un linguaggio per te,
un modo per esplorare il tuo mondo interiore senza dover trovare subito le parole,
puoi partecipare ai laboratori esperienziali di Sumi-e e arte terapia che organizzo con Atelier in Viaggio.

Ogni incontro è uno spazio protetto dove:

il silenzio è benvenuto,

il segno è ascolto,

il vuoto è respiro.

Scopri le prossime date nella sezione Eventi del blog
oppure scrivimi per creare un percorso personale o di gruppo.

Ti aspetto tra inchiostro, carta e paesaggi interiori.