Pittura e tecniche miste: colori, stratificazioni e arte terapia
Scopri la pittura e le tecniche miste come pratica di ascolto, libertà e arte terapia: colori, stratificazioni e paesaggi interiori in Atelier in Viaggio.
L’essere umano dipinge da sempre.
Dalle grotte preistoriche alle icone, dalle tavole medievali ai murales contemporanei, c’è una continuità: il bisogno di lasciare un segno, dire “io sono stato qui”, dare forma visibile a ciò che si sente, si vede, si immagina.
La pittura è un linguaggio che parla senza bisogno di traduzione:
un rosso intenso, una linea spezzata, una macchia scura su uno sfondo chiaro possono evocare emozioni anche in chi non ha “studiato arte”.
È un linguaggio che entra prima nel corpo e poi nella mente.
Nel tempo, la pittura ha assunto mille forme:
figurativa, astratta, simbolica, gestuale, decorativa, concettuale.
Ma, al di là delle categorie, resta questo nucleo:
usare il colore, il segno e lo spazio per dialogare con il mondo e con sé.
In un contesto di arte terapia, non lavoriamo per raggiungere uno stile riconoscibile, ma per rincontrare il nostro modo unico di stare dentro il gesto e il colore.
Cosa sono le tecniche pittoriche miste
Quando parliamo di tecniche miste, entriamo in un territorio di grande libertà.
Non c’è un solo materiale, ma una combinazione di strumenti e tecniche:
acrilici,
acquerelli,
inchiostri,
pastelli a olio e a cera,
carboncino, grafite, penne, pennarelli,
collage di carta, tessuto, fotografie,
elementi naturali (foglie, sabbia fine, terra),
medium, texture, strati sovrapposti.
Le tecniche miste permettono di:
stratificare (mettere un livello sopra l’altro, come succede nella psiche),
integrare (immagine, colore, parola, materia),
modificare e riprendere opere già fatte, invece di considerarle “finite una volta per tutte”.
Nel mio lavoro, amo le tecniche miste perché rispecchiano la complessità reale delle persone:
non siamo mai solo una cosa.
Siamo una somma di storie, identità, ruoli, ricordi, possibilità.
Siamo, in un certo senso, un collage di colori, segni e livelli.
Il significato simbolico del colore e del gesto pittorico
Colori e gesti non sono neutri.
Anche se non li analizziamo con schemi rigidi del tipo “rosso = rabbia, blu = calma” (la realtà è molto più sfumata), possiamo riconoscere alcune tendenze.
Il colore
Il colore parla spesso di:
intensità emotiva (toni accesi, saturi, o al contrario spenti, velati);
bisogno di emergere o di nascondersi (contrasti forti, oppure armonie più silenziose);
tempo interno (pennellate rapide, colore steso in fretta, oppure passaggi lenti, sottili, quasi meditativi).
Ogni persona ha una “famiglia di colori” verso cui tende:
è interessante osservare se, nel tempo, questa gamma si amplia, cambia, si trasforma.
Il gesto
Il gesto pittorico – la maniera in cui il pennello, o la mano, o la spugna si muove – è un ponte diretto con il corpo.
Ci sono gesti:
controllati, precisi, minuziosi;
esplosivi, larghi, diagonali;
tremanti, esitanti;
ripetitivi, ossessivi.
In arte terapia, non li giudichiamo, ma li ascoltiamo.
Sono come una traccia sismica del nostro stato interiore.
A volte, senza accorgercene, portiamo sul foglio modalità che viviamo anche nelle relazioni, nel lavoro, nel modo in cui gestiamo i conflitti, i desideri, i limiti.
In arte terapia, la pittura non è solo un’espressione estetica: è uno spazio in cui la persona può mettere fuori e mettere in forma ciò che vive dentro.
1. Spazio sicuro per le emozioni
La pittura offre un contenitore per emozioni intense:
rabbia, tristezza, confusione, gioia, desiderio.
Non chiediamo alle emozioni di “comportarsi bene”: chiediamo solo che trovino una via per manifestarsi.
Macchie, colature, strappi, segni veloci possono diventare una sorta di mappa emotiva.
2. Tollerare l’imperfezione e l’imprevisto
Il colore si mischia diversamente da come pensavi, una macchia si espande, un segno “sbaglia strada”.
Invece di cancellare o buttare via, possiamo imparare a dialogare con l’imprevisto:
trasformare la macchia in sfondo;
usare lo “errore” come punto di partenza;
coprire, stratificare, riprendere.
Questo atteggiamento può diventare una risorsa anche fuori dalla tela:
una nuova modalità di stare con ciò che non controlliamo.
3. Dare un corpo visibile a qualcosa di invisibile
Spesso è più facile dire “mi sento così” indicando un quadro, piuttosto che cercare una definizione perfetta.
La pittura rende visibile ciò che prima era solo sensazione, pensiero, nodo interno.
Da lì, con delicatezza, possiamo iniziare a mettere parole, se e quando la persona lo desidera.
4. Integrazione di parti diverse di sé
Le tecniche miste, con la loro natura stratificata, aiutano a lavorare sull’idea che possiamo essere tante cose insieme.
Possiamo avere:
parti scure e parti luminose,
zone confuse e zone nitide,
elementi dolci e spigolosi.
Vederle tutte sullo stesso foglio può essere profondamente curativo:
non devo scegliere una sola faccia per esistere.
La pittura e le tecniche miste si collocano in un punto privilegiato del lavoro psicologico:
tra conscio e inconscio, tra gesto e simbolo, tra corpo e narrazione.
L’inconscio parla volentieri per immagini, metafore, atmosfere.
Non si tratta di interpretare in modo schematico, ma di lasciare che la persona entri in dialogo con il proprio lavoro, scoprendo significati personali:
quell’azzurro che ritorna, quel bordo scuro sempre presente, quella figura che appare quasi senza volerlo.
Le tecniche miste amplificano questa possibilità, perché permettono:
di inserire parole (appunti, frasi, frammenti di testi),
di usare immagini trovate (fotografie, ritagli),
di nobilitare l’“errore” come parte della storia del quadro, e quindi della propria storia.
Non ti chiedono di essere bravə, ti chiedono di essere onestə.
Di sporcarti le mani, di accettare che qualcosa non venga come l’avevi immaginato, di meravigliarti per ciò che emerge quando smetti di volerti controllare completamente.
Forse, guardando un tuo lavoro a distanza di tempo, ti accorgerai che stai cambiando:
che i colori si sono aperti, o che finalmente hai dato spazio a un’ombra che tenevi lontana, o che un giorno hai osato mettere un segno che ti faceva paura.
In quel gesto, c’era già un passaggio.
Vuoi dare colore al tuo paesaggio interiore?
Se senti che pittura e tecniche miste potrebbero diventare il tuo modo di ascoltarti e raccontarti,
puoi partecipare ai laboratori di arte terapia pittorica che propongo in Atelier in Viaggio.
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